Il progetto case ad un euro è l’unico e concreto tentativo di muovere economia esogena nei paesi dell’interno tramite dei beni inutilizzati o sottoutilizzati. Oltre, si intende, all’economia che muovono i tanti e bravi imprenditori locali. La vicenda, operante ad Ollolai e Nulvi, ha portato ristrutturazioni di immobili, compravendite a prezzi di mercato che non si vedevano da decenni e il cosiddetto turismo residenziale e delle esperienze. Quanto ha mosso in termini economici non saprei quantificarlo, anche se sono cifre importanti, che nessun progetto partito dalla politica ha mai smosso in Sardegna. So quanto ha promosso dal punto di vista dell’auto-imprenditoria e della stima delle comunità. Ed è tanto.
Il tema spopolamento è finto. Non esiste nel mondo reale. Esiste, viceversa, il tema della qualità della vita e dei servizi per le popolazioni rurali. Questo progetto si inserisce li, creando economia di scala, lavoro, mobilità sociale e quel briciolo di autostima in più che fa la differenza. Concretamente adesso cosa si dovrebbe fare? Io credo che non ci siano alternative a promuoverlo con regia regionale per un target di turisti residenziali, qualche migliaio, che approderebbero in Sardegna per un turismo che non depreda ma che ricostruisce, vive, condivide e lascia pure qualche soldo all’economia locale. Il modello è stato ipotizzato nelle linee programmatiche del Presidente della Regione. Si tratterebbe semplicemente di metterci testa e portarlo avanti. Parallelamente proseguire nel percorso della costituzione dei distretti territoriali, vere agenzie di sviluppo locale private, che coordinano, promuovono e semplicemente mettono assieme le persone che vogliono fare. E poi, se si ha il coraggio, applicare le leggi statali e regionali e sperimentare le zone franche burocratiche nelle aree rurali. Un modello per tagliare la burocrazia e, quindi, un sostegno concreto agli eroi che già intraprendono e per quelli che verranno. Tutto semplice da dire ma anche da fare se ci si mette a lavorare davvero. Le cose fatte ad Ollolai e Nulvi tolgono un sacco di alibi a quelli del ” vorrei ma non posso”, anche perchè abbiamo scoperto che per fare sviluppo basta un euro e non i milioni della Regione che finanzia le cattedrali nel deserto per i topi ed i vandali.
Efisio Arbau