La lotta agli incendi comincia dalla cura del bosco in senso produttivo, essendo l’unico modo per riportare l’uomo in campagna a curare degli organismi viventi spesso abbandonati al proprio destino. L’uomo che coltiva il bosco funge da efficace ed incisiva “lotta biologica” contro i parassiti chiamati piromani ed i fenomeni incendi incontrollabili che invece trovano campo fertile nei boschi museo.
Sono oltre vent’anni, purtroppo, che in Sardegna non si fanno politiche vere per la silvicoltura per incentivare la coltura agricola del bosco. Anche quelli più distratti possono accorgersi che il bosco è incontrollato ed incolto e sta entrato dentro i nostri paesi divenendo un problema e non una risorsa.
In Sardegna aumentano le superfici coperte da foreste ma solo per il progressivo abbandono dei cosiddetti terreni marginali, prima sfruttati per le attività di allevamento e della silvicoltura.
Insomma abbiamo in mano un tesoro ambientale, economico e paesaggistico ma stoltamente contrapponiamo l’attività umana al benessere dei boschi trasformandoli in bombe in mano ai piromani.

La vera lotta agli incendi, come tutte le attività agricole, è diacronica. Non è sincronizzata con l’evento fuoco ma si attua con un programma pluriennale che vede nella convivenza uomo-bosco la forza che disarma i criminali. Le attività colturali sono la cura per il benessere dei boschi e tagliano in modo naturale il fuoco con le fasce di protezione, lo rendono meno pericoloso e più controllabile dalla pure necessaria e lodevole organizzazione antiincendio regionale.

Come Distretto Rurale della Barbagia, agenzia di sviluppo operante nelle otto Comunità della Barbagia che lo compongono (Gavoi, Lodine, Ollolai, Olzai, Oniferi, Ovodda, Tiana e Sarule), abbiamo messo in campo diversi interventi che hanno come obbiettivo quello di riportare nel campo della economia rurale il bene bosco, oggi lasciato al degrado ed alla mercé di ogni deleterio fenomeno, compreso quello criminale portato avanti dai piromani. Un progetto ambientale, economico, sociale e turistico.
Pensiamo si debba partire dal governo del bosco, cioè dalla comunità che regolamenta il suo utilizzo, lo pianifica e lo inserisce nel proprio quadro economico e sociale. Dalla valorizzazione delle superfici boschive con la pulizia ed i tagli colturali; la valorizzazione delle biodiversità; ricreando e rendendo economicamente competitivo il mercato della legna da ardere; utilizzando il materiale delle lavorazioni per produrre energia a basso costo per le comunità di riferimento; formare le nuove professionalità anche attraverso politiche di inclusione; aprire i boschi ai cittadini e alle scolaresche; ma soprattutto, fare tutto questo con le imprese agricole operanti nel territorio o che si insediano per portare avanti questo progetto ambizioso. Lavoro, reddito, sostenibilità, sicurezza. Si tratta di un intervento con iniziale finanzia pubblica, che come giustamente sostiene il Presidente della Regione, può attingere, nell’immediato e coerentemente con le finalità, ai fondi del Piano Europeo di Resilienza, per poi programmare la misura idonea nel nuovo Piano di Sviluppo Rurale, con la modalità della concessione di un premio ad ettaro. Una azione bosco in cui la politica da gli indirizzi e i privati, le imprese agricole operanti sul territorio, attuano.

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