I comuni montani e rurali della Sardegna sono comunità che tutelano e preservano l’identità della nostra nazione. Il fenomeno si evidenzia in modo eclatante sulla lingua sarda, con i comuni montani e rurali a rappresentare vere e proprie roccaforti della parlata “in limba”. Le comunità insediate nei paesi montani, peraltro, sono le custodi dei più estesi polmoni verdi d’Europa ed anche coloro che abitano e curano i territori dove sgorga l’acqua che tutta la comunità regionale utilizza per il proprio fabbisogno.

Bastano queste poche righe per evidenziare l’importanza di piccole e piccolissime comunità che vivono inerpicate nelle montagne ed in generale nelle aree rurali della nostra Isola. Queste comunità, tuttavia, sono a rischio di estinzione per cause molteplici e di difficile risoluzione. Di difficile soluzione, ma affrontabili.

All’interno del perimetro delle competenze statutarie e dell’ordinamento giuridico in generale, serve disegnare attorno a queste comunità un quadro normativo idoneo a favorire le persone e le imprese insediate nonché ad innalzare il livello della qualità dei servizi pubblici prestati a favore della popolazione di montagna.

Una azione è la cosiddetta legge sulla ruralità, con una programmazione territoriale pluriennale che definisce i livelli essenziali dei servizi principali quali i trasporti, l’istruzione e la sanità. Una azione coordinata che ha visto in questi mesi lo sviluppo di una rilevante azione di promozione di un approccio distrettuale previsto e promosso dalla legge regionale n. 16/2014, con la nascita di vere e proprie agenzie di sviluppo, con risorse dedicate ed una flessibilità nell’applicazione dei programmi lasciata al livello locale.

Si parte, in tutti i casi, da una sburocratizzazione quasi totale. Lo strumento è dato dall’istituto giuridico-fìscale delle cosiddette “zone a burocrazia zero” disciplinate dall’articolo 37 del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modificazioni dalla legge 9 agosto 2013, n. 98. La modalità attuativa è quella di individuare in tutti i comuni rurali della Sardegna le “zone a burocrazia zero” e con apposite convenzioni attivare percorsi sperimentali di semplificazione amministrativa per gli impianti produttivi, per l’avvio e l’esercizio dell’attività delle imprese sul territorio. I soggetti sperimentatori, le unioni di comuni montani ed i distretti rurali o agroalimentari di qualità, individuano e rendono pubblici i casi in cui il rilascio delle autorizzazioni è sostituito da una mera comunicazione dell’interessato.

Altro strumento utile è la gestione del patrimonio ambientale pubblico e privato attraverso i costituendi distretti promossi dai comuni montani e rurali in convenzione con l’Agenzia regionale Forestas, coinvolgano i privati ed i territori in stato di abbandono. L’idea di fondo è quella di attivare l’industria del bosco, ma di farlo con il coinvolgimento di tutta la comunità e non come fatto sinora con la passiva (ma utilissima) azione dell’Agenzia regionale. Progetto che prevede dal punto di vista culturale ed identitario e quindi anche del marketing territoriale, la definizione del piano di gestione relativo al riconoscimento Unesco del pastoralismo, nella sua espressione del canto a tenore.

Un piano che definisce le singole azioni da intraprendere per rafforzare l’identità delle comunità della montagna, le sue peculiari produzioni agricole ed artigianali, nonché la cooperazione tra le piccole e medie attività commerciali.

Si tratta di un progetto che si esplica su un doppio binario: della costruzione del rafforzamento delle filiere; e della cura e decoro dei borghi rurali, anche attraverso azioni già in essere relative al cosiddetto turismo residenziale e delle esperienze. Un progetto coordinato con tutto il sistema istituzionale per promuovere la qualità della vita dei cittadini che vivono nelle comunità rurali.

Efisio Arbau

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